“Ecosistema Fedabo”: un progetto per proteggere e conservare le nostre foreste

“Ecosistema Fedabo”: un progetto per proteggere e conservare le nostre foreste

“Ecosistema Fedabo”: un progetto per proteggere e conservare le nostre foreste

Media Key – 29/05/2025

Le foreste non sono soltanto un insieme di alberi, sono i più grandi ecosistemi terrestri: straordinari laboratori biologici che ricoprono circa un terzo delle terre emerse. Un’area che si estende per 4.1 miliardi di ettari e che fornisce l’habitat a un’eccezionale varietà di specie: l’80% delle specie di anfibi, il 75% delle specie di uccelli e il 68% delle specie di mammiferi (FAO) popolano, infatti, i nostri boschi.

Ogni Paese, con il suo territorio, contribuisce a questo grande mosaico ecologico. L’Italia, in particolare, è tra i Paesi europei con la più ampia copertura forestale: secondo i dati dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio, il 37% del territorio nazionale è avvolto da foreste, per un totale di 11 milioni di ettari di superficie.

Oltre ad essere la casa di numerose specie animali e vegetali, le foreste sono anche ecosistemi complessi che assorbono ingenti quantità di anidride carbonica dall’atmosfera e stabilizzano i suoli, mitigando il rischio di erosione e frane, e fungendo da barriere naturali contro le inondazioni. Forniscono, inoltre, sostentamento, lavoro e protezione alle comunità locali. Ed è proprio da questa consapevolezza che nasce il progressivo e crescente impegno dell’azienda Fedabo per i boschi della Val Camonica, vallata della Lombardia orientale – tra le provincie di Bergamo e Brescia – fra le più estese delle Alpi Centrali.

«Il progetto “Ecosistema Fedabo” nasce nel 2021, come atto di restituzione alla Natura e di amore per il territorio. – con questa dichiarazione inizia il racconto di Katia Abondio, CEO di Fedabo, che continua: – In origine, esso consisteva in un’attività di compensazione della CO2 prodotta nell’ambito dei servizi di consulenza erogati. La compensazione avveniva mediante piantumazione di nuovi alberi lungo l’argine del fiume Oglio, che attraversa la Val Camonica.»

È proprio in Val Camonica che ha sede l’azienda e, su questa area, Fedabo sceglie di concentrare l’intervento di rinfoltimento della vegetazione autoctona, che consente – parallelamente – di ridurre l’impronta ecologica organizzativa. Katia Abondio condivide i risultati di questa prima fase del progetto: «Per ogni cliente o servizio Fedabo si è impegnata, dal 2021, a piantare un albero autoctono locale o riqualificare un’area verde lungo l’argine del fiume Oglio. Ad oggi sono stati piantati 127 alberi, tra cui ciliegi, oppi, noccioli e ontani, grazie a “Ecosistema Fedabo”. Come ricorda il nome stesso, è sì un progetto di tutela del territorio, ma anche di rete e condivisione con i nostri clienti, che vengono aggiornati su ogni attività di riqualificazione e ogni traguardo.»

Nel corso del tempo, però, il progetto si è evoluto, anzi si è trasformato, abbracciando l’obiettivo più ambizioso di affiancare e sostenere gli attori del territorio, per promuovere insieme una gestione sostenibile delle aree boschive locali.

«Nel 2023, l’Azienda avverte la necessità di un impegno più profondo e, così, prende il via la seconda fase del progetto, sviluppata in sinergia con diversi enti e associazioni locali – quali il Consorzio Forestale Bassa Val Camonica, il Parco dell’Adamello, la Comunità Montana di Val Camonica, PEFC – e sempre con il coinvolgimento dei propri clienti. Fedabo si impegna, quindi, a riqualificare le zone boschive e a ripristinare i sentieri montani nella Val Camonica e in quella di Scalve, senza finalità estetico-paesaggistiche, ma tramite interventi tecnici per tutelare la vegetazione autoctona e contrastare l’abbandono colturale.» continua Katia Abondio.

Con la “fase due”, si passa dall’obiettivo del rinfoltire la vegetazione locale, che di fatto era già sufficiente sul piano quantitativo, a quello di offrire agli enti territoriali preposti un supporto – che fosse anche di tipo economico – nella gestione dei boschi. Non piantare più nuovi alberi, ma contrastare l’abbandono e il degrado delle aree boschive già presenti, seguendo principalmente tre direttrici d’azione: anzitutto, curare e rinforzare la flora autoctona già esistente; poi, rendere le aree boschive più accessibili e fruibili da parte della popolazione, mediante attività di pulizia, rigenerazione e manutenzione dei sentieri; infine, sensibilizzare e formare all’ecologia la comunità locale, a partire dalle fasce più giovani – che saranno i custodi del futuro e che vengono coinvolte in “aule didattiche” site all’interno delle aree boschive.

Nel corso di due anni, grazie al progetto “Ecosistema Fedabo”, sono stati ripristinati 9 km di sentieri montani e riqualificati 75 mila mq di aree boschive, permettendo così di risparmiare complessivamente 97t di CO2.

«Una buona gestione delle aree forestali e boschive ha diversi impatti positivi sul territorio e sulla comunità locale: aumenta la sicurezza e l’attrattività dei luoghi, e accresce le opportunità economiche.» spiega Katia Abondio. Poi approfondisce: «Un’amministrazione efficace di boschi e foreste limita il proliferare di specie invasive, che minacciano sia la flora che la fauna locale, conservando e stabilizzando il territorio. Rende l’area più sicura per la popolazione locale, in quanto il buono stato della vegetazione si traduce in radici ben salde e capaci di trattenere il terreno e l’acqua, riducendo così il rischio di frane ed altri dissesti idrogeologici, soprattutto in caso di calamità naturali. Sentieri pienamente accessibili e ben tenuti sono anche importanti vie di fuga, intervento o soccorso, per esempio in caso di incendi. Oltre a questo, il buon governo dei territori apre le aree boschive alle attività turistiche e ludico-ricreative, creando anche nuovi posti di lavoro e opportunità di guadagno per la comunità. Basti pensare che, prima di “Ecosistema Fedabo”, in Val Camonica si importava legname dalla Puglia, con conseguenti sovra emissioni di CO2 connesse al trasporto e una perdita in termini di redditività della materia locale.»

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