Possibile il connubio tra sviluppo, occupazione e salute grazie alla transizione energetica

Possibile il connubio tra sviluppo, occupazione e salute grazie alla transizione energetica

Uno studio presentato a Cernobbio ad inizio settembre (Just E-volution 2030), attraverso analisi di tipo econometrico e sulla base dei primi dati disponibili dalla transizione energetica in atto, sostenuta dalla crescente elettrificazione, digitalizzazione e generazione da fonti rinnovabili, stima positivamente gli effetti già  registrabili, spingendosi a prevederne un ampliamento nel prossimo decennio, tanto per quel che riguarda la produzione industriale, l’occupazione e la qualità  dell’aria.

“Grande importanza viene data all’apporto dell’energia elettrica per il raggiungimento degli obbiettivi di decarbonizzazione previsti entro il 2030 dall’Unione Europea. Ciò per una serie di vantaggi che tale fonte energetica può offrire, tra cui: riduzione delle emissioni di CO2; maggiori garanzie di approvvigionamento; livelli superiori di efficienza energetica; spinta all’innovazione e verso la sostenibilità  di stili di vita e processi industriali; riduzione dell’inquinamento acustico.

Secondo le conclusioni dello studio, l’aumentato ricorso all’energia elettrica sarà  in grado di produrre, nel 2030, un parallelo incremento di produzione industriale pari a un valore compreso tra 113 e 145 miliardi di euro per l’Unione europea (14 e 23 per l’Italia, 7 e 8 per la Spagna e 2 e 3 per la Romania). Tutto il mercato europeo legato all’elettrico, come mobilità  e servizi digitali (batterie d’accumulo, Smart Network Management, Demand Response, Sharing platform, Home to Grid, Vehicle-Grid integration, ecc.) subirà  un forte impulso, raggiungendo un giro di affari pari circa a 65 miliardi di euro.

Da tali previsioni di consumo e crescita produttiva ne discendono altrettante legate all’occupazione che, sempre entro il fatidico 2030, dovrebbe crescere fino a garantire circa 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro. Continuando l’analisi da un punto di vista economico, la ridotta incidenza di patologie legate all’inquinamento ambientale, grazie al ricorso alla nuova risorsa energetica, garantirà  inoltre un risparmio dei costi sanitari quantificabile, rispetto a prima, in 3 miliardi di euro a livello europeo”.