
03 Dic Patuanelli: tutti i settori industriali, anche quelli energy intensive, devono attrezzarsi per proiettarsi verso il 2050
Il Ministro allo Sviluppo Economico ha riferito alla Camera dei Deputati sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia Energetica Nazionale (SEN) al Piano Nazionale Energia Clima (PNIEC) per il 2030 (tale Piano deve essere comunicato nella sua forma definitiva alla Ue entro fine anno). Trattandosi di un lungo intervento, cerchiamo di evidenziare i passaggi più rilevanti.
Il contributo delle rinnovabili al raggiungimento dell’obiettivo è cosଠdifferenziato tra i diversi settori: circa il 55% di quota rinnovabili nel settore elettrico; circa il 33% di quota rinnovabili nel settore termico (gli usi per il riscaldamento e il raffrescamento); oltre il 21% per quanto riguarda l’incorporazione di rinnovabili nei trasporti. Si tratta di un grande cambiamento per il nostro Paese, considerando l’ultimo dato consolidato al 2017, che espone una percentuale complessiva del 18,3% sui consumi finali totali.
Nel piano si segnala l‘estensione delle procedure competitive (aste) per i grandi impianti e per le tecnologie più mature e lo sviluppo dei contratti di lungo periodo (PPA); la promozione dell’autoconsumo, inteso come il consumo dell’energia prodotta da piccoli impianti, con estensione alle comunità energetiche; la promozione dell’accumulo dell’energia da fonti rinnovabili, anche in evoluzione del meccanismo dello scambio sul posto; l’introduzione di strumenti di sostegno per l’adozione di tecnologie innovative basate su fonti rinnovabili.
In relazione all’efficienza energetica, il nostro Paese intende perseguire un obiettivo indicativo di riduzione dei consumi al 2030 pari al 43% dell’energia primaria rispetto allo scenario di riferimento Ue. Inoltre, è necessario, mediante politiche attive, ottenere ogni anno nuovi risparmi pari allo 0,8% del consumo medio annuo del triennio 2016-18. L’obiettivo di risparmio dal 2021 sarà concentrato maggiormente su due settori, il civile (inteso come residenziale e terziario) e i trasporti.
Con riferimento all’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, i settori produttivi che rientrano nello schema ETS (Emission Trading System) dovrebbero registrare una diminuzione delle emissioni pari a circa il 56% rispetto al 2005, mentre i settori non ETS dovrebbero arrivare a meno 34,6%.
Accanto a questi obiettivi numerici, va ricordata la necessità di completare l’integrazione del mercato nazionale nel mercato energetico europeo, come premessa di maggiori opportunità per i consumatori e per le imprese.
Per il settore industriale proseguiranno le politiche fin qui portate avanti, ma con un cambio di passo che non guardi solo al risparmio di energia, ma all’innovazione dei processi e alla loro sostenibilità come strumento indispensabile per essere competitivi nel lungo termine. “Oggi tutti i settori industriali, anche quelli energy intensive, sanno che devono proiettarsi verso il 2050 e che in Europa la decarbonizzazione sarà necessaria, per evitare gli aumenti dei costi della CO2 prodotta. Si tratta di un’importante sfida che tutta Europa dovrà vincere, a difesa e valorizzazione del proprio tessuto produttivo. Il Governo ne è convinto e sta già mettendo a disposizione delle imprese strumenti dedicati sia per la ricerca applicata di nuove tecnologie sia a favore dell’innovazione, con una ricaduta positiva sull’efficienza energetica dei processi e dei prodotti, che dell’occupazione”.