25 Giu L’industria cartaria è in difficoltà per un prezzo del gas più elevato dei concorrenti, irrisolto il problema dell’utilizzo degli scarti
Settimana scorsa si è svolta l’Assemblea annuale di Assocarta e come sempre i costi energetici sono stati al centro dell’attenzione.
Innanzitutto alcuni numeri del settore: l’industria cartaria italiana ha chiuso il 2018 con un fatturato di 7,72 miliardi di Euro e una produzione superiore a 9 milioni di tonnellate posizionandosi cosଠal quarto posto in Europa tra i produttori di carta. Il primo trimestre 2019 segna però produzione e fatturato rispettivamente a – 2% e – 2.2%.
Per quanto riguarda i costi energetici del processo produttivo, il Presidente di Assocarta ha precisato che il “settore della carta è energy intensive e utilizza gas in cogenerazione per produrre vapore e elettricità , oltre ad acquistare energia elettrica. Il ricorso al gas naturale e alla cogenerazione, ha consentito alle cartiere italiane (e più in generale al sistema industriale italiano) di raggiungere livelli di assoluta eccellenza mondiale in termini di efficienza energetica e sostenibilità ambientale. Il settore della carta, in particolare, consuma circa 2,5 miliardi di mc di gas ogni anno. Il gas serve per produrre calore per il processo ma anche per produrre energia elettrica. Infatti circa il 70% del fabbisogno elettrico del settore è coperto tramite la produzione di energia elettrica in cogenerazione ad alto rendimento. Il gas naturale ha accompagnato lo sviluppo del settore cartario e al tempo stesso ha accompagnato e continua ad accompagnare un processo di miglioramento dell’efficienza energetica. Dal 1995 ad oggi l’efficienza nel settore è migliorata del 30%.
Lo scenario potrebbe essere destinato a peggiorare nel futuro prossimo: lo spread che oggi ha raggiunto circa 4 c‚¬/smc, il 15% del costo totale, aumenterà presto a causa dell’evoluzione delle tariffe di trasporto europee e delle modalità di approvvigionamento dai grandi fornitori mondiali, in primis la Russia. In aprile lo spread si è stabilmente attestato a 4 c‚¬/smc solo per la commodity e con le componenti accessorie ha superato i 7 c‚¬/smc. Il raddoppio del Nord Stream, in esercizio dal 2020, renderà la Germania centro del mercato europeo; senza azioni decise che invertano questo trend l’Europa si troverà a essere un agglomerato di stati che affrontano la materia energia in forma indipendente e non armonizzata, con una forte penalizzazione per i consumatori italiani”.
Sempre irrisolto è poi il nodo della gestione degli scarti, in Italia “non solo non riusciamo a produrre energia dagli scarti come fanno i nostri concorrenti europei, ma non riusciamo neanche a trovare impianti per gestirli. Non riusciamo, quindi, a chiudere il ciclo proprio in un’ottica di economia circolare”.