L’evoluzione dei prezzi della CO2 negli ultimi mesi, non solo aspettative di mercato

L’evoluzione dei prezzi della CO2 negli ultimi mesi, non solo aspettative di mercato

L’andamento delle quotazioni della CO2 sulle principali borse europee ha più volte visto il verificarsi di shock di prezzo, fin dai tempi dell’avvio del meccanismo ETS nel 2005. Questo mercato normativo, istituito architettando ad hoc dinamiche di domanda e di offerta, presenta i suoi punti di forza e di criticità : da un lato incentivando il fuel-switching delle imprese più inquinanti verso fonti di produzione più pulite, dall’altro rimanendo fortemente esposto ai rischi delle dinamiche politiche, macroeconomiche e congiunturali dei vari settori produttivi.

Il mercato ha attraversato diversi crolli e riprese delle quotazioni e, almeno dal 2013, ha sempre mantenuto un trend primario rialzista nel lungo periodo. E’ vero, quotazioni oltre i 15,00 ‚¬/ton non si sono viste da oltre 6 anni ma si sa, in borsa i prezzi salgono per le scale ma scendono con l’ascensore.

Anche negli ultimi mesi i prezzi dei permessi hanno navigato in acque turbolente. Se precedentemente, però, il mercato ci ha sempre stupito con i suoi crolli, ora stiamo assistendo a quotazioni in rapido incremento. A partire da gennaio 2018 abbiamo visto una corsa al rialzo del 230% con prezzi che hanno raggiunto picchi a quasi 26,00 ‚¬/ton ad inizio settembre, livelli che non si vedevano da 10 anni. A prima vista questa variazione trova giustificazione nell’avvicinarsi dell’entrata in vigore di alcune misure correttive per il mercato, istituite proprio per dare sostegno alle quotazioni. Prima tra tutte la Riserva di Stabilità , la quale a partire dal 2019 inizierà  a decurtare il surplus di quote riducendone l’offerta e, conseguentemente, dando una spinta positiva ai prezzi di borsa. Dobbiamo quindi intendere questa accelerazione rialzista come un’anticipazione da parte degli operatori (che ricordiamo non essere solo chi rientra nell’obbligo ETS, ma anche organismi come banche, fondi di investimento, società  di intermediazione finanziaria etc.) della futura carenza di quote sul mercato? Non sarebbe la prima volta che un determinato avvenimento venga prezzato dalla borsa con largo anticipo.

Ci possono essere, però, altre contingenze ad aver spinto cosଠin alto, dopo cosଠtanti anni e cosଠvelocemente, il valore delle quote di CO2? La risposta si può forse trovare, tra le altre cose, in una normativa che non proviene dai legislatori europei che si occupano di tematiche ambientali.

Ad inizio 2018 è entrata in vigore la normativa comunemente nota come MIFID II la quale, per farla breve, equipara i permessi di emissione ai titoli mobiliari regolamentati e per tanto li rende scambiabili, oltre che dalle aziende sottoposte all’obbligo ETS, solamente da soggetti appositamente abilitati (come banche o SIM). Le istituzioni finanziarie sono i soggetti che effettivamente movimentano le percentuali più alte di volumi sul mercato e la MIFID II ha fatto sଠche molte realtà , in assenza della licenza ad operare, uscissero dal panorama di borsa a causa degli alti costi strutturali ed amministrativi legati all’ottenimento dell’abilitazione, oltre che delle più stringenti attività  di sorveglianza da parte di enti nazionali (nel nostro paese Banca d’Italia e Consob). Questo potrebbe far pensare che su borse energetiche come ICE Futures Europe o EEX si sia registrato un crollo degli scambi, ma non è stato cosà¬, tanto che i volumi tradati sui principali contratti future non hanno subito particolari contraccolpi di liquidità  (probabilmente anche grazie ai market maker). Operatori che escono dal mercato lasciano semplicemente più spazio a quelli che vi rimangono. Gli equilibri stanno cambiando e tale congettura sembra trovare conferma anche nel fatto che, nei primi 8 mesi del 2018, il 50% delle quote messe all’asta in Germania è stata acquistata da solo 4 operatori (oltre 64 Mln di quote). Facciamo riferimento ad un mercato diverso, è vero, ma ricordiamo che quello delle aste da sempre influenza l’andamento dei prezzi su quello di borsa.

Le dinamiche di volatilità  date dal cambiamento degli equilibri degli operatori, congiuntamente al trend rialzista alimentato dalle aspettative riguardo la Riserva di Stabilità , sono probabilmente i principali fattori che stanno spingendo le EUA verso quotazioni che non si vedevano dai €˜tempi d’oro’ del meccanismo ETS.

Stiamo avendo un anno positivo per i prezzi e che lascia molto spazio agli attori più propensi al rischio per portare a casa profitti dalle oscillazioni di mercato. Non sono da sottovalutare, però, le criticità  di tale situazione: visto il continuo e progressivo aumentare dei margini sulle posizioni lunghe, eventuali vendite di massa scatenerebbero con estrema facilità  nuovi crolli. Ricordate il discorso delle scale e dell’ascensore?