LA MANAGER DEL BENESSERE: «COACH NELLA MIA AZIENDA, PIANTO UN ALBERO A CLIENTE»

LA MANAGER DEL BENESSERE: «COACH NELLA MIA AZIENDA, PIANTO UN ALBERO A CLIENTE»

8 Dicembre 2021, Corriere della Sera

Katia Abondio è l’ad di Fedabo, società che aiuta le imprese a ridurre costi e consumi energetici, evitando sprechi. Nella sede di Darfo Boario Terme ci sono anche una sala-pensiero, la stireria e lo spazio yoga.

«Nella stanza-pensiero c’è qualcuno?». Si cerca uno spazio dove poter rilasciare l’intervista. Il normale interrogativo posto ai colleghi, però, aggancia immediatamente l’attenzione di chi è dall’altro capo del telefono. Scusi, stanza-pensiero? «Sì, in azienda ne abbiamo una». Le domande cominciano qui. «Mi è sembrato giusto dare ai ragazzi un posto dove stare tranquilli. Viviamo tutto il giorno negli open space, è normale, a un certo punto, sentire il bisogno di staccare». La sala ha pareti in legno e una fontana in bella vista. Non è tutto. All’altro capo del corridoio è stato allestito un servizio (gratuito) di stireria. «Quattro ore ogni giorno, a disposizione del team che così può dedicare il tempo in famiglia a cose un po’ più divertenti». Katia Abondio è l’amministratore delegato di Fedabo, società che da 20 anni («Cioè da quando la sostenibilità non era di moda») aiuta le imprese a ottimizzare costi e consumi energetici, ad abbattere gli sprechi, quindi a risparmiare denaro pesando meno sull’ambiente. «Non siamo broker, perché manteniamo autonomia da tutti gli operatori presenti sul mercato». Piuttosto, sono coach: «Affianchiamo, studiamo, indirizziamo».

I coach (e le coach, dato che in azienda il 41% di collaboratori sono donne e si sale al 43% in Consiglio di amministrazione) hanno un’età media di 35 anni, sono ingegneri, tecnici finanziari, esperti di efficientamento: passano ai raggi x le bollette delle ditte che chiedono aiuto, individuano i punti deboli, setacciano il mercato, incrociano tecnologie e consegnano ricette su misura. «Portiamo risparmio, economico e ambientale». L’ecologia è vantaggio tout court. Ma in un momento in cui i prezzi degli approvvigionamenti spingono alcune fabbriche a sospendere la produzione, con una inevitabile ricaduta (anche) sociale, il ruolo degli «strateghi» è ancora più determinante. «Per pensare meglio, però, il team deve essere appagato». E, perché no, coccolato.

Obiettivo che si declina in vari modi: la sala-pensiero, la stireria, un welfare aziendale che comprende corsi di formazione, sostegno a rette scolastiche o case di riposo, fino alle lezioni di yoga con un istruttore che una volta a settimana trasforma la sala più grande della sede – via dagli schermi i grafici, largo a panorami relax – in una palestra. Piccole e grandi cose. Katia Abondio ne è certa: «Se sei sereno, sei più produttivo e motivato. Per noi la squadra affiatata è importante da sempre». Ragionamenti degni dei colossi che scalano le classifiche delle migliori società globali in cui lavorare. Solo che Fedabo non è una multinazionale e non ha il suo quartier generale nella Silicon Valley: sta orgogliosamente e caparbiamente a Darfo Boario Terme, in Valle Camonica, nel Bresciano, mille chilometri quadrati e 120 mila abitanti tra il lago d’Iseo e il Tonale, dove è fiorito il metallurgico, dove la crisi ha affondato i colpi, dove si fanno i conti con indici di vecchiaia elevati (186 anziani ogni 100 giovani, dato rilevato a inizio 2021) e con problemi cronici di interconnessione e mobilità («Spostarsi e raggiungere Milano, Bergamo, anche soltanto Brescia, dalla nostra valle è un viaggio vero»).

Siamo nella «valle del ferro». Ma qui, con una manager «schiva come tutti i camuni» (sua definizione), la transizione ecologica assume un concretissimo volto. Abondio, 54 anni, si è mossa con il socio (e presidente di Fedabo) Andrea Fedriga: «Lavoravamo entrambi in una siderurgica. Io, ragioniera, ho iniziato da centralinista per poi diventare responsabile amministrativa. Andrea era l’amministratore delegato. Alla fine degli Anni 90 ci siamo trovati nel mezzo della liberalizzazione del mercato elettrico: le nostre bollette erano altissime, là fuori c’erano opportunità e rischi, bisognava studiare. Abbiamo cominciato a muoverci, capitava che altri dicessero: voi che ci avete messo la testa, che consiglio date? Abbiamo capito che volevamo farne il nostro lavoro e che la competenza maturata andava unita a una consapevolezza: al Pianeta bisogna anche dare qualcosa in cambio». Così è nata Fedabo, dai cognomi dei due fondatori.

Con gran lavoro di cervello la squadra guidata da Abondio e Fedriga rende appetibili «cash» comportamenti virtuosi. «Prendiamo il caso di una grossa realtà attiva nella lavorazione di alluminio. Quando si sono rivolti a noi abbiamo condotto una diagnosi energetica, sono emersi margini di miglioramento del sistema di aria compressa che rappresentava il 10% di consumi elettrici della ditta. Abbiamo ridotto le inefficienze proponendo componenti tecniche particolari. Risultato: uso di aria compressa ridotto del 30%, bolletta tagliata del 30%, 900 tonnellate di CO2 evitate». Oggi si va di corsa. Il gruppo che nel 2017 era composto da 27 specialisti è arrivato a 50, fattura oltre cinque milioni di euro l’anno e ne fa risparmiare ai clienti (dato 2020) quasi sette. I numeri: «Fedabo si occupa, in un anno, di quasi quattro miliardi di kilowattora di energia elettrica, ossia tre volte il fabbisogno energetico della Valle d’Aosta, e di seicento milioni di metri cubi di gas, cioè due volte i consumi della provincia di Bolzano». Business. Che però non rinuncia alla componente virtuosa. L’azienda camuna, infatti, ha scelto di sottoporsi all’iter di certificazione B Corp, marchio internazionale rilasciato solo a società la cui performance ambientale e sociale è solida quanto quella economica.

«People, planet, profit – prosegue l’ad – sono i nostri asset. Creiamo valore, ma ci sentiamo responsabili rispetto alla comunità in cui viviamo». Da qui, people, la filosofia dei dipendenti felici, che è anche una barriera alla fuga di cervelli: «Il nostro team, con pochissime eccezioni, è composto da talenti che sono nati e vivono in valle». Con oltre 60mila euro annui, tra consulenze pro bono e progetti sociali, si aggancia l’obiettivo «planet»: la Valle Camonica sarà la prima in Italia ad avere un treno a idrogeno grazie a fondi nazionali ed europei, «ma applicando la via pulita dell’elettrolisi, possibile in molti ambiti produttivi, questa può diventare una Hydrogen Valley in senso ampio già dal 2025-2030». Per capire come (e dove) agire i coach stanno affiancando gratuitamente le istituzioni pubbliche. Inoltre: «Per ogni cliente acquisito – aggiunge Abondio – piantiamo un albero o recuperiamo 250 metri quadrati di bosco, collaboriamo con i Comuni per aule all’aperto. Siamo una società profit, forse seguendo modalità diverse lo saremmo di più, ma non è la via che ci interessa». Fedriga l’ha messo per iscritto nel bilancio: «Parlare oggi di crescita è riduttivo, lo sviluppo è tale solo se genera cambiamenti positivi in ciò che è intorno a noi. Il passaggio da azienda estrattiva, che consuma più risorse rispetto a quelle che produce, ad azienda rigenerativa è alla base del nostro agire quotidiano. I comportamenti sostenibili per noi sono uno stile di vita».

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