IL RUOLO DELLE ESCO NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

IL RUOLO DELLE ESCO NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

Le ESCo: a fianco delle imprese nel percorso verso un’economia decarbonizzata

10 aprile 2024, Fire – Gestione Energia

La spinta europea per una transizione energetica accelerata, che sta avvenendo anche attraverso l’introduzione di numerosi obblighi, ed una crescente consapevolezza degli impatti ambientali diretti e indiretti delle proprie attività hanno fatto evolvere le esigenze delle imprese in materia di energy management.

La recente crisi energetica con impatto sulla volatilità dei prezzi dei vettori energetici ha poi contribuito a sensibilizzare anche le aziende meno energivore sull’importanza di mettere in atto azioni finalizzate a razionalizzare i propri consumi di energia.

Al contempo gli energy manager aziendali sono sempre più competenti e la sfida per le ESCo è quella di soddisfare e, a volte, stimolare esigenze via via più evolute con servizi specialistici. D’altronde “fare efficienza energetica” in azienda è un’attività complessa che richiede notevoli hard e soft skill.

Ad esempio, è necessario avere una conoscenza approfondita delle Best Available Tecnologies (BATs) relative agli impianti di processo ed ai servizi ausiliari e generali e degli impianti di produzione di energia, dei mercati di queste tecnologie oltre che dei mercati energetici, degli obblighi di legge ed in generale del vasto panorama normativo di riferimento, delle opportunità rappresentate dai sistemi di incentivazione, delle tecniche di auditing, oltre a saper costruire piani economici e finanziari con analisi di sensitività sulle variabili principali per poter valutare opportunamente anche gli eventuali rischi connessi alle singole iniziative di efficienza energetica o di autoproduzione di energia, che devono essere adeguatamente comunicati e condivisi in azienda tipicamente con differenti interlocutori.

Peraltro, in questo periodo non mancano di certo le novità, molte delle quali rappresentano delle opportunità che le imprese devono essere in grado di cogliere.

Ne cito alcune a titolo esemplificativo:

  • la recente riforma della disciplina delle agevolazioni per le imprese elettrivore con l’introduzione delle cosiddette “green conditionalities” che le aziende devono adottare pena la perdita anche retroattiva del beneficio riconosciuto
  • le analoghe “green conditionalities” introdotte in ambito ETS da attuare per evitare la decurtazione delle quote gratuite
  • il tanto atteso Piano Transizione 5.0 che vincola le agevolazioni che verranno riconosciute alle imprese sottoforma di crediti di imposta alla realizzazione di progetti di innovazione che consentano dei risparmi energetici minimi e che può incentivare anche l’autoproduzione da FER come intervento “trainato”
  • il Decreto CACER, che, oltre a stimolare la nascita delle Comunità Energetiche Rinnovabili, incentiverà anche altre configurazioni di autoconsumo di energia rinnovabile molto interessanti
    anche per le grandi imprese che sono escluse dalle CER
  • la nuova Direttiva Europea 2023/1791 sull’efficienza energetica, entrata in vigore lo scorso ottobre e che dovrà essere recepita in Italia entro il 2025, che introduce l’obbligo di attuare un
    sistema di gestione dell’energia per le imprese con un consumo annuo medio di energia superiore a 85 TJ
  • l’annunciata riforma del Conto Termico e la continua “manutenzione” del sistema di incentivazione dei Certificati Bianchi
  • la Energy e la Gas Release, il FER X, il FER 2 (quest’anno sarà la volta buona?)
  • la progressiva estensione degli obblighi di redazione dei bilanci di sostenibilità
  • l’inasprimento della tassazione delle emissioni di CO2 con l’evoluzione dell’ETS, l’introduzione del CBAM e l’annuncio dell’ETS 2
  • il potenziamento e l’estensione dei servizi di flessibilità con l’entrata in vigore dal 2025 del nuovo Testo Integrato del Dispacciamento Elettrico (TIDE) ed il superamento del PUN previsto con la
    medesima decorrenza dal recente DL Energia
  • ecc. ecc

In questo contesto, estremamente dinamico, per le imprese ed i loro energy manager può risultare difficile anche solo rimanere aggiornati su tutte le novità.

Le ESCo si propongono come un vero e proprio alleato per aiutarli a governare questa complessità, a strutturare e gestire piani strategici di efficienza energetica e decarbonizzazione, a “mettere a terra” progressivamente e con le giuste priorità le singole azioni, cogliendo anche le opportunità rappresentate da bandi, agevolazioni e incentivi di vari a natura. Le ESCo possono arrivare anche a finanziare gli interventi di efficienza energetica o gli impianti di autoproduzione di energia, ad esempio attraverso gli Energy Performance Contract (EPC) o gli on site Power Purchase Agreement (on site PPA), ma dopo aver edotto opportunamente i propri Clienti sulle alternative di investimento. Questi contratti, infatti, devono rappresentare per le imprese un mezzo per accelerare i propri percorsi di decarbonizzazione compatibilmente con le proprie disponibilità finanziarie e priorità di investimento e non il fine delle ESCo.

Purtroppo, negli ultimi anni abbiamo assistito a numerose operazioni di acquisizione di ESCo indipendenti da parte soprattutto di fornitori e distributori di energia e multiutility, che ne hanno poi modificato il business model per renderlo più coerente con il proprio, finendo però spesso ad indirizzarle verso la vendita di prodotti più che di servizi.

Come già accennato, “fare efficienza energetica” in azienda è un’attività complessa che non può limitarsi all’analisi di una parte del “problema”, né esaurirsi con la mera vendita di prodotti.

Un approccio serio e rigoroso all’efficienza energetica in azienda deve essere di tipo integrato e multidisciplinare e contemplare (preferibilmente ma non necessariamente in questo ordine) le seguenti attività:

  • una diagnosi energetica approfondita dalla quale emergano decine di opportunità di miglioramento sia di tipo tecnologico sia di tipo gestionale/ procedurale e che porti alla definizione di un piano strategico di efficienza energetica e decarbonizzazione
  • studi di fattibilità tecnica ed economica degli interventi di efficienza energetica più complessi
  • un approccio evoluto all’autoproduzione di energia che sappia cogliere anche l’opportunità rappresentata dall’evoluzione normativa in corso (es. autoconsumo a distanza, nuova
    energy release) e da strumenti quali i PPA
  • l’eventuale finanziamento degli interventi e/o della realizzazione degli impianti di autoproduzione di energia attraverso EPC, on site PPA, tolling, servizio energia o il PPP per la Pubblica Amministrazione
  • il monitoraggio delle performance energetiche e la supervisione degli impianti, in ottica sia correttiva che predittiva
  • la capacità di cogliere incentivi e agevolazioni che possono contribuire ad accelerare il percorso virtuoso verso la razionalizzazione dei consumi energetici, liberando e generando risorse da reinvestire in ulteriori azioni
  • (last but not least, anzi) l’implementazione di un Sistema di Gestione dell’Energia certificato ISO 50001, che consenta un approccio sistematico, appunto, all’efficienza energetica in azienda, che non coinvolga solo l’energy manager, ma che sia esteso ad altre funzioni aziendali (es. acquisti, manutenzione, progettazione, direzione, ecc.)


L’importanza della diagnosi energetica

Apro e chiudo una parentesi per sottolineare l’importanza strategica di uno strumento come quello della diagnosi energetica, spesso sottovalutato se non addirittura svilito anche da professionisti del settore. La DE è già un’attività obbligatoria per molte imprese e, con il recepimento della Direttiva Europea 2023/1791 sull’efficienza energetica, la platea di soggetti all’obbligo sarà presumibilmente ampliata. Una diagnosi energetica di qualità consente ad un’azienda di dotarsi di un piano strategico di interventi che riguardino tutti gli usi energetici aziendali, da schedulare e realizzare con le giuste priorità negli anni successivi: un piano basato su almeno 15-20 proposte di intervento, sia di tipo tecnologico (interventi che prevedono investimenti anche significativi), sia di tipo gestionale e procedurale (interventi a costo 0 o quasi ma che consentono risparmi energetici agendo sulle modalità di gestione e conduzione degli impianti).

Peraltro, una diagnosi energetica così strutturata consente di soddisfare con facilità le green conditionalities introdotte sia dalla recente riforma della disciplina delle agevolazioni per le imprese elettrivore sia in ambito ETS.

In questo panorama complesso e molto dinamico le ESCo devono quindi essere a fianco delle imprese per supportarle nei loro percorsi di decarbonizzazione, andando oltre i meri adempimenti di legge.
Devono essere evitati e osteggiati gli approcci speculativi già citati, ma, piuttosto, costruiti rapporti duraturi con le aziende per supportarle in modo continuativo nella realizzazione di tutte quelle azioni (sia macro che micro) che consentano una riduzione dei consumi e dei costi energetici e delle relative emissioni dirette e indirette. Se le ESCo riusciranno in questa missione, renderanno i propri Clienti più competitivi e resilienti e saranno a tutti gli effetti un facilitatore dell’ormai imprescindibile ed irreversibile transizione energetica.