
27 Mar Idroelettrico, i problemi degli incentivi, del deflusso minimo vitale e del quadro regolatorio
L’idroelettrico è stato al centro di un interessante convegno svoltosi a Udine, che ha avuto uno sguardo non solo locale, ma anche nazionale. Se in Italia i consumi di energia elettrica sono coperti per il 37% da produzione di energia rinnovabile e la fonte idroelettrica incide per il 38% sulla totalità delle rinnovabili, in Friuli Venezia Giulia le percentuali sono rispettivamente del 29% e del 55% (il FVG si posiziona quindi come settima regione italiana con la maggior potenza installata di idroelettrico).
La Strategia Energetica Nazionale approvata a fine 2017 prevede un significativo aumento della produzione di energia elettrica da fonte idroelettrica (+8%) al 2030. Proprio su questo punto è intervenuta la Presidente di Confindustria Udine, secondo la quale per raggiungere tale obiettivo è necessario mantenere in efficienza il parco impianti attuale, aggiungendovi il contributo dei piccoli impianti. La bozza del nuovo decreto sulle rinnovabili sembra andare però in controtendenza: “Da un’analisi preliminare, le tariffe incentivanti risultano decurtate del 30% rispetto al precedente Decreto del 2016 e viene eliminato il meccanismo di accesso diretto agli incentivi complicandolo, soprattutto per gli impianti di piccola taglia. Anche in questo caso infatti le procedure di accesso agli incentivi avverranno mediante iscrizione ai registri, nei quali addirittura sarebbe anche prevista la possibilità di ulteriore ribasso da parte del soggetto richiedente fino al 30% della tariffa di riferimento. Per gli impianti più grandi permangono le procedure d’asta con offerte di ribasso che sembra si debbano attestare tra il 2% e il 70%”.
Preoccupazioni condivise anche dal presidente di Elettricità futura. “Per quanto riguarda l’idroelettrico siamo in una fase molto critica, c’è una certa confusione nel quadro di disciplina generale tra competenze europee e nazionali e competenze locali, che non fa bene al settore sia dei grandi impianti che dei piccoli impianti che costituiscono una grande risorsa per il nostro territorio. Per quanto riguarda le azioni da attuare, è necessario intervenire sul tema del deflussi minimi, perchà© si rischia di ridurre in maniera drastica e incompatibile, in un piano economico, l’operatività di questi impianti. Un altro tema aperto è quello della razionalizzazione e della coerenza sulla questione dei canoni, che sono stati utilizzati in maniera disomogenea, come risposta a questioni politiche che hanno poco a che fare con la questione energetica. Per dare certezza a chi fa investimenti dobbiamo invece dare un quadro armonico stabile. Infine è necessario riaprire incentivi selettivi e ben calibrati per lo sviluppo di investimenti di nuovi progetti soprattutto di piccola taglia”.