GNL, CARBONE, RINNOVABILI: LA RISPOSTA DEL GOVERNO ALLA CRISI UCRAINA

GNL, CARBONE, RINNOVABILI: LA RISPOSTA DEL GOVERNO ALLA CRISI UCRAINA

Nel discorso di Draghi l’attenzione al settore energetico, le proposte per gestire una possibile crisi energetica.

Per fronteggiare la crisi ucraina, il governo italiano vuole aumentare le importazioni di gas via Tap e dall’Algeria, la capacità di rigassificazione del Paese e la produzione di gas nazionale. Il governo pensa poi a un’ulteriore semplificazione sulle autorizzazioni per gli impianti rinnovabili e, se fosse necessario, a razionare i consumi di gas e riaprire le centrali a carbone. L’Unione europea ha trovato un accordo sulle sanzioni alla Russia, condivise dall’Italia. Tra le sanzioni c’è il blocco del trasferimento di tecnologie in Russia, soprattutto di tecnologie avanzate usate nel settore della raffinazione.

La maggiore preoccupazione del governo “riguarda il settore energetico”. Mario Draghi ha spiegato: “le vicende di questi giorni dimostrano l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e in nostri fornitori negli ultimi decenni. In Italia abbiamo ridotto la produzione di gas italiano da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi oggi, a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi. Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità ed evitare il rischio di crisi future”.

Il governo è al lavoro su misure di emergenza. Draghi ha detto: “il governo è comunque al lavoro per approntare tutte le misure necessarie a gestire al meglio una possibile crisi energetica. (…) Le misure di emergenza includono: una maggiore flessibilità dei consumi di gas; sospensioni nel settore industriale; regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico. Il governo è al lavoro, inoltre, per aumentare le forniture alternative. Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti, tuttavia, la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione. Per il futuro è quantomai opportuna una riflessione anche su questo punto. Il governo intende poi lavorare per incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico, come il Tap dall’Azerbaijan, il Transmed dall’Algeria e dalla Tunisia e il Green Stream dalla Libia. Potrebbe essere anche necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare le eventuali mancanze nell’immediato. Il governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia ove questo fosse necessario”.

Draghi ha continuato: “ho parlato del gas, ma sappiamo che la risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti. A questo proposito, vorrei notare che gli ostacoli a una maggiore speditezza su questo percorso non sono tecnici, non sono tecnologici, sono solo burocratici. Tuttavia, il gas resta essenziale come combustibile di transizione. Dobbiamo rafforzare il corridoio sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione, aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni, perché il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e meno caro”.