Energia, presentata al Mise la relazione sulla situazione nazionale

Energia, presentata al Mise la relazione sulla situazione nazionale

Il Mse ha presentato la Relazione sulla situazione energetica nazionale al 2017, numerosi i soggetti intervenuti Banca d’Italia, Enea, ENI, GSE, ISTAT, ecc.

Dalla sintesi fornita emerge come le fonti energetiche rinnovabili abbiano consolidato il proprio ruolo di primo piano, nonostante il venire a mancare di una parte della generazione idroelettrica, per effetto della bassa piovosità  (a differenza del 2018), si stima che nel 2017 le FER abbiano coperto il 17,7% dei consumi finali lordi di energia, il valore più elevato mai registrato e che risulta al di sopra degli obiettivi europei al 2020.

“Si conferma il buon livello di efficienza energetica del nostro paese: l’indice ODEX per l’intera economia italiana nel 2016 (ultimo anno disponibile) è stato pari a 92,7 confermando i miglioramenti registrati a partire dall’anno 2005 (anno di riferimento 2000 posto pari a 100).

Nel periodo 2005-2017, si stima che con le misure per l’efficienza energetica siano stati risparmiati 13,4 milioni di tep all’anno di energia primaria e oltre 3,5 miliardi di euro l’anno di mancate importazioni che hanno alleggerito la bolletta energetica del paese.

La progressiva incidenza delle FER e la riduzione dell’intensità  energetica hanno contribuito, negli ultimi anni, alla riduzione della dipendenza del nostro Paese dalle fonti di approvvigionamento estere. La quota di fabbisogno energetico nazionale soddisfatta da importazioni nette rimane elevata (pari al 76,5%) ma più bassa di circa 6 punti percentuali rispetto al 2010.

Nel 2017, riprende a crescere, dopo un decennio di riduzione quasi continua, la domanda di energia primaria (+1,5% rispetto al 2016); questa è soddisfatta sempre meno dal petrolio (che comunque rappresenta un terzo del totale), dai combustibili solidi (al 6,1%) e dall’energia elettrica importata (al 4,9%). Cresce invece il contributo del gas (al 36,2%) e si conferma quello delle fonti rinnovabili (pari a poco meno di un quinto).

Permane il divario di costi energetici che svantaggia il nostro Paese: il differenziale fra i prezzi dei prodotti energetici in Italia e nell’Unione Europea rimane positivo ma è ripreso il processo di convergenza iniziato qualche anno fa. Si conferma un significativo premio pagato dalle imprese italiane per l’energia elettrica e uno più lieve per il gas acquistato dalle famiglie. Ciò è anche il risultato della maggiore pressione fiscale che nel nostro paese colpisce i prodotti energetici: nel 2016, ultimo dato disponibile, ogni tep di energia utilizzata era gravata da una imposta di 384 euro, un valore superiore del 64% alla media europea”.