26 Nov Energia da biomasse legnose, una FER poco pubblicizzata
Il dossier “Energia dalle biomasse legnose” prende in considerazione una delle fonti rinnovabili di cui si parla generalmente poco. Si tratta, a differenze dell’energia solare ed eolica, di una fonte facilmente immagazzinabile e utilizzabile in modo prevedibile e modulabile.
Il documento fornisce innanzitutto alcuni dati. La copertura di boschi e foreste corrisponde a circa 11 milioni di ettari, oltre un terzo del territorio nazionale. Si stima che negli ultimi 100 anni la superficie italiana coperta da boschi e foreste sia raddoppiata. La frazione di territorio italiano coperta da boschi è superiore alla media mondiale (31%), prossima alla media europea (40%, molto alta a causa dei Paesi Scandinavi), e pari o superiore a quelle di Spagna, Francia e Germania.
La produzione di energia elettrica attuale è di circa 4 TWh (1,4% del totale), quella termica di circa 86 TWh, circa il 24 % del fabbisogno di riscaldamento residenziale.
“In termini di emissioni evitate l’uso energetico (preferibilmente in cogenerazione) è del tutto equivalente a quella del fotovoltaico su edifici. In sola produzione elettrica, [il costo di produzione dell’energia] è più elevato di quello del fotovoltaico e dell’eolico, ma questo svantaggio è compensato dal “valore” molto superiore per il sistema elettrico in termini di adeguatezza e flessibilità (si evitano rilevanti costi per impianti di generazione e accumulo che sarebbero necessari per tali esigenze).
Gli inquinanti locali sono un problema di rilievo nel caso di usi termici in piccole caldaie, stufe, camini, per i quali è difficile immaginare soluzioni efficaci di abbattimento. àˆ invece un molto meno rilevante per impianti di combustione (tipicamente cogenerativi) di taglia medio – grande (qualche MW termico): l’uso (ormai indispensabile, per le normative in vigore) dei filtri a maniche è in grado di ridurre drasticamente le emissioni di polveri sottili, mentre le nuove norme intervenute in molte Regioni italiane stanno portando gli operatori a introdurre sistemi di abbattimento degli ossidi di azoto, con interventi che possono essere facilmente applicabili e di costo contenuto”.