Energia da biomasse legnose, una FER poco pubblicizzata

Energia da biomasse legnose, una FER poco pubblicizzata

Il dossier “Energia dalle biomasse legnose” prende in considerazione una delle fonti rinnovabili di cui si parla generalmente poco. Si tratta, a differenze dell’energia solare ed eolica, di una fonte facilmente immagazzinabile e utilizzabile in modo prevedibile e modulabile.

Il documento fornisce innanzitutto alcuni dati. La copertura di boschi e foreste corrisponde a circa 11 milioni di ettari, oltre un terzo del territorio nazionale. Si stima che negli ultimi 100 anni la superficie italiana coperta da boschi e foreste sia raddoppiata. La frazione di territorio italiano coperta da boschi è superiore alla media mondiale (31%), prossima alla media europea (40%, molto alta a causa dei Paesi Scandinavi), e pari o superiore a quelle di Spagna, Francia e Germania.

La produzione di energia elettrica attuale è di circa 4 TWh (1,4% del totale), quella termica di circa 86 TWh, circa il 24 % del fabbisogno di riscaldamento residenziale.

“In termini di emissioni evitate l’uso energetico (preferibilmente in cogenerazione) è del tutto equivalente a quella del fotovoltaico su edifici. In sola produzione elettrica, [il costo di produzione dell’energia] è più elevato di quello del fotovoltaico e dell’eolico, ma questo svantaggio è compensato dal “valore” molto superiore per il sistema elettrico in termini di adeguatezza e flessibilità  (si evitano rilevanti costi per impianti di generazione e accumulo che sarebbero necessari per tali esigenze).

Gli inquinanti locali sono un problema di rilievo nel caso di usi termici in piccole caldaie, stufe, camini, per i quali è difficile immaginare soluzioni efficaci di abbattimento. àˆ invece un molto meno rilevante per impianti di combustione (tipicamente cogenerativi) di taglia medio – grande (qualche MW termico): l’uso (ormai indispensabile, per le normative in vigore) dei filtri a maniche è in grado di ridurre drasticamente le emissioni di polveri sottili, mentre le nuove norme intervenute in molte Regioni italiane stanno portando gli operatori a introdurre sistemi di abbattimento degli ossidi di azoto, con interventi che possono essere facilmente applicabili e di costo contenuto”.