Dove stanno conducendo le quotazioni petrolifere?

Dove stanno conducendo le quotazioni petrolifere?

Chi conosce i mercati energetici sa benissimo che, tra i numerosi fattori che li influenzano, l’andamento delle quotazioni petrolifere esercita un ruolo di primaria importanza nei prezzi di energia elettrica e gas. E’ dunque legittimo chiedersi come si stiano evolvendo gli scenari di mercato alla luce delle recenti vicende legate all’accordo OPEC+ che, a valle del meeting del 22-23 giugno di Vienna, ha stabilito un aumento della produzione di petrolio pari a 1 milione di barili al giorno.

Partendo dalla genesi, a gennaio 2017 ci fu la decisione da parte di alcuni tra i principali produttori di petrolio (in particolare i Paesi OPEC e la Russia) di ridurre la produzione per contrastare l’oversupply del mercato. L’obiettivo era di sostenere i prezzi, crollati a seguito dell’avvento dello shale oil americano.

La decisione, ha iniziato a dare i propri frutti a partire da metà  2017, generando un incremento graduale dei prezzi e verso gli obiettivi prefissati di equilibrio tra domanda ed offerta di petrolio mondiale. Infatti l’accordo è stato esteso inizialmente fino a fine anno e successivamente fino a marzo 2018.

Ad inizio anno, l’alto livello di compliance dei Paesi aderenti all’accordo oil-freeze, in aggiunta alle tensioni geopolitiche a livello globale dovute, tra gli altri fattori, a quanto attuato dall’amministrazione statunitense di Donald Trump (ad esempio l’uscita dall’accordo nucleare iraniano) hanno condotto il prezzo sui mercati petroliferi verso valori via via crescenti. Questa eccessiva tensione ha condotto alla definizione di un nuovo accordo, discusso alla fine di giugno, per ridurre parzialmente i tagli alla produzione di petrolio e portare una stabilizzazione, se non una diminuzione, delle quotazioni.

Questo accordo ha preso ufficialmente il via, come ben sappiamo, il 23 giugno, decretando un aumento della produzione pari a 1 milione di barili al giorno – come già  scontato dai mercati nelle settimane precedenti l’accordo. Tuttavia, ciò non parrebbe essere confermato dai fatti, poichà© alcuni Paesi (lo stesso Iran e il Venezuela in primis) non sarebbero in grado di sostenere tale incremento. Con un aumento reale dunque inferiore a quello programmato, non si stanno verificando le riduzioni di prezzo desiderati, con conseguenze anche sui mercati delle commodities energetiche. Quali potrebbero essere i futuri sviluppi?

Grazie ad un’analisi e ad un monitoraggio continuo, l’Area Mercati di Fedabo studia l’andamento dei principali driver di mercato, con l’indicazione della loro possibile influenza sui prezzi dell’energia elettrica e del gas. Scopri di più!