Direttiva REDII, preoccupazione per il futuro delle bioenergie

Direttiva REDII, preoccupazione per il futuro delle bioenergie

Alcune associazioni (Aiel, Ebs, Ef, Fiper e Itabia) hanno scritto una lettera ai ministri Cingolani (MiTe), Patuanelli (Mipaaf) e Giorgetti (Mise) per chiedere di avviare un confronto in tempi rapidi con gli operatori del settore nell’iter di recepimento della Direttiva REDII, la direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.

“Le associazioni ritengono prematuro attuare una revisione della Direttiva, proposta in discussione a Bruxelles ipotizzando nuovi criteri di sostenibilità  per le biomasse, prima ancora di una verifica in campo di quelli già  molto stringenti previsti dalla stessa REDII in fase di recepimento.

Nella lettera le associazioni si mettono a disposizione per dare il proprio contributo alle azioni di contrasto al cambiamento climatico e di sostegno alla biodiversità  che l’Europa propone all’interno del Green Deal nel pacchetto Fit for 55″ (con cui si definiscono 12 misure atte a centrare l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas-serra del 55% al 2030).

Per ottenere questo risultato, secondo le firmatarie, vanno coinvolte e integrate tutte le fonti rinnovabili di energia (FER) virtuose, programmabili e non, valorizzando la complementarietà  tra loro e considerandone i diversi fattori locali di costo-opportunità . In tale ottica la bioenergia, la “rinnovabile” più strettamente legata al territorio, necessita di criteri di sostenibilità  chiari, basati su evidenze scientifiche e concretamente realizzabili.

Le associazioni riportano l’attenzione sul fatto che i modelli previsionali più credibili per il raggiungimento degli obiettivi europei di emissioni zero, nella valutazione d’impatto del piano degli obiettivi per il clima 2030, mostrano la necessità  di incrementare l’attuale quota di bioenergia, prevedendo che il suo utilizzo aumenterà  entro il 2030 e raddoppierà  entro il 2050.

L’auspicio è che il governo italiano si faccia parte diligente presso la Commissione europea per favorire fattivamente la gestione forestale sostenibile secondo le indicazioni ampiamente discusse e definite all’interno della Strategia Forestale Nazionale. Altrimenti il rischio è di disporre di una Strategia forestale innovativa che promuove l’economia del legno e dei suoi cascami con un approccio sostenibile all’interno di un contesto europeo che in fieri propone la revisione dei criteri di sostenibilità  non ancora recepiti dal legislatore italiano. Un rischio da evitare per il bene delle nostre foreste, delle aree montane e dell’economia del Paese”.