26 Lug Comuni e CER: una sinergia promettente
Tra gli enti locali legittimati a far parte di una CER, un ruolo di prim’ordine spetta indubbiamente ai Comuni. Il loro coinvolgimento nel processo di ideazione e sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili riveste, infatti, una particolare importanza, per diverse ragioni – a cominciare dal fatto che essi condividono con le CER svariate finalità, quali la valorizzazione delle risorse locali e il perseguimento di benefici economici e sociali per le rispettive comunità territoriali. Grazie al loro rapporto privilegiato con queste ultime, inoltre, i Comuni contribuiscono a fare in modo che la transizione energetica non sia semplicemente calata ed imposta dall’alto, con una logica top-down, ma sia invece implementata e sviluppata secondo un approccio bottom-up, in accordo con le esigenze economiche e sociali delle specifiche realtà locali, di cui i Comuni possono farsi agevolmente interpreti.
È opportuno precisare, peraltro, che l’intervento dei Comuni rispetto al processo di costituzione di una Comunità Energetica Rinnovabile può assumere, a seconda dei casi, un carattere indiretto o diretto.
In caso di intervento indiretto, il Comune si limita a favorire la nascita di una CER nel proprio ambito territoriale, rivestendo un ruolo super partes. L’ente locale, in particolare, può offrire il proprio contributo sia per individuare le potenzialità del territorio interessato, in base ad un’analisi della sua morfologia sociale e industriale, sia per monitorare i risultati delle azioni intraprese, senza, però, intervenire nelle dinamiche di sviluppo delle iniziative legate alla costituzione della Comunità, che restano quindi affidate all’azione di soggetti privati.
In caso di intervento diretto, invece, il Comune assume la veste di parte attiva: in particolare, esso adotta iniziative e atti volti a tracciare e indirizzare il percorso di formazione della CER, fino a diventarne un soggetto fondante e costituente.
Quando opta per la via dell’intervento diretto, dunque, il Comune agisce da vero e proprio promotore della Comunità Energetica Rinnovabile, facendosi carico non solo del compito di comunicare alla cittadinanza la possibilità di partecipare alla CER, ma contribuendo anche a fondare il soggetto giuridico in cui essa si sostanzia. Spesso, il Comune è anche titolare dell’impianto di produzione che condivide l’energia con gli altri partecipanti alla Comunità Energetica. In ogni caso, esso, in veste di amministratore locale, si trova in una posizione ideale ai fini dell’individuazione e/o della messa a disposizione di superfici idonee all’installazione di impianti fotovoltaici – tipicamente, coperture di edifici e loro pertinenze, ma anche altre aree del territorio altrimenti improduttive. Inoltre, la gestione comunale della rete acquedottistica in zone montane e collinari consente di realizzare impianti idroelettrici a bassissimo impatto ambientale, che sfruttano i dislivelli connaturati a tali infrastrutture.
L’intervento diretto, evidentemente, è quello che consente di sfruttare al meglio le potenzialità e di valorizzare le peculiarità dei Comuni nel processo relativo alla nascita di una CER.
In caso di intervento diretto, in particolare, l’ente comunale assume, agli occhi dei cittadini, la veste di “garante” del carattere meritevole del progetto avente ad oggetto la costituzione della Comunità Energetica Rinnovabile, contribuendo a ingenerare, al riguardo, un senso di fiducia e di affidamento. Ciò, grazie anche all’opera di sensibilizzazione che l’ente comunale è in grado di svolgere rispetto alle ragioni di fondo di tale progetto.
A questo proposito, infatti, va considerato che far comprendere ai cittadini caratteristiche, implicazioni e vantaggi di una realtà così innovativa e variegata quale quella delle Comunità Energetiche Rinnovabili è un’operazione tutt’altro che agevole e immediata. È indispensabile, nondimeno, che i cittadini acquisiscano piena consapevolezza del fatto che la quintessenza delle CER deve essere individuata non tanto – o, comunque, non solo – nei benefici economici, quanto, piuttosto – e in primis – nei benefici ambientali e sociali, e che l’impulso fondamentale alla base della loro nascita è rappresentato dall’esigenza di promuovere una diffusione sempre più ampia e capillare delle fonti di energia rinnovabile. Il successo delle Comunità Energetiche Rinnovabili, in altri termini, non può prescindere da un’efficace attività di sensibilizzazione sulla transizione ecologica; attività, questa, che i Comuni si trovano in una posizione privilegiata per promuovere, proprio in virtù del loro rapporto di prossimità con la popolazione locale.
La peculiare vicinanza dei Comuni alle rispettive comunità territoriali consente di mettere in evidenza un ulteriore risvolto vantaggioso dell’intervento diretto di questi enti nel
processo di costituzione e affermazione delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Il fatto che il Comune svolga una funzione propulsiva in questo processo, più precisamente, garantisce che i benefici generati dalla CER non restino circoscritti unicamente ai membri di quest’ultima, ma ricadano anche sul territorio su cui essa si innesta, e vengano indirizzati e reinvestiti tenendo conto delle esigenze e delle specificità locali, di cui il Comune è un esperto conoscitore. Non va dimenticato, infatti, che fra i tratti più salienti delle Comunità Energetiche Rinnovabili figura la loro spiccata vocazione territoriale. La CER, in particolare, non è soltanto una comunità di interessi, ma anche una comunità territoriale, che pensa, struttura e modella il proprio impatto sociale, ambientale ed economico (anche) secondo le necessità e le caratteristiche del territorio in cui si colloca.
Ciò permette di comprendere come l’iter di costituzione e di sviluppo di una Comunità Energetica Rinnovabile sia un percorso che deve essere compiuto non semplicemente “su un territorio”, ma “con il territorio”; e i Comuni, per tutte le ragioni appena illustrate, sono chiamati a rivestire un ruolo chiave in questo processo di engagement della comunità territoriale.
È prevedibile, quindi, che una parte considerevole delle iniziative di finanziamento che saranno promosse nei prossimi mesi per favorire e supportare la nascita di Comunità Energetiche Rinnovabili sul territorio nazionale tenderà a valorizzare ed incentivare il ruolo di soggetti propulsori ed aggregatori che i Comuni sono naturalmente portati a svolgere in tale contesto. Questa tendenza, peraltro, è già stata chiaramente inaugurata dal PNRR, che, al fine di promuovere le CER, prevede lo stanziamento di 2,2 miliardi di euro, destinando tali fondi ai Comuni con meno di cinquemila abitanti. Una scelta che, evidentemente, è mossa soprattutto dalla volontà di contrastare lo spopolamento delle piccole realtà territoriali, favorendo la rivitalizzazione delle relative economie locali.
Una logica analoga è alla radice di svariate iniziative regionali, che, nell’ottica della promozione della diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili, tendono, a loro volta, ad attribuire ai Comuni un rilievo primario. Ne è un significativo esempio il fatto che Regione Lombardia, in attuazione della legge regionale n. 2/2022 – “Promozione e sviluppo di un sistema di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) in Lombardia. Verso l’autonomia energetica” –, abbia individuato nei Comuni i soggetti aggregatori privilegiati delle potenziali Comunità da costituire e gli interlocutori della stessa Regione ai fini dell’attivazione del supporto tecnico necessario.
Nella storia della transizione energetica, il capitolo relativo alle CER è appena cominciato. Sembra già chiaro, però, che i Comuni saranno destinati a rivestire, in esso, un ruolo di assoluti protagonisti.