Come funziona il sistema ETS?

Come funziona il sistema ETS?

World Energy Council e Parlamentari per lo sviluppo sostenibile hanno organizzato settimana scorsa presso il Senato della Repubblica un incontro dal titolo “Politiche di riduzione della CO2: quali scelte per l’Italia”.

Già  nella presentazione troviamo informazioni interessanti che spiegano cosa sia il sistema ETS.

“Il sistema di commercio dei permessi di emissione di CO2 (Emission Trading System, ETS) dell’Unione Europea, previsto dal Protocollo di Kyoto come uno dei meccanismi flessibili per sostenere le imprese a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, è stato adottato nel 2005. Le aspettative riposte nel meccanismo soprattutto in termini di capacità  di innescare una trasformazione tecnologica a basso contenuto di carbonio è stata, in qualche modo, frustrata principalmente a causa dei bassi prezzi della CO2. Prezzi che hanno subà¬to anche la crisi che ha investito i mercati internazionali e che si è ripercossa sul “carbon market”. 

Il sistema ETS rimane, comunque, lo strumento di maggiore consenso a livello comunitario e su cui l’Europa ripone ancora fiducia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione ribaditi con l’Accordo internazionale sul clima, adottato nel dicembre 2015 a Parigi nell’ambito della 21^ Conferenza della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Il nuovo accordo è entrato in vigore il 4 novembre 2016 avendo raggiunto le condizioni previste per la sua applicazione. 

Oggi l’ETS è nel pieno della sua terza fase di attuazione ed è oggetto di revisione da parte della Commissione Europea per rafforzare la sua efficacia e per aumentarne le ambizioni nella cosiddetta quarta fase: quella cioè che decorrerà  dal 2021 e traguarderà  il 2030. Questa riforma, incardinata su modifiche di alcuni elementi tecnici di funzionalità  del sistema (aumento del fattore di riduzione delle quote di emissione, definizione delle percentuali di quote da assegnare gratuitamente, individuazione dei criteri per limitare il rischio di “carbon leakage”, ecc.) e organizzata per beneficiare anche degli interventi di regolazione del mercato (market stability reserve) che entreranno in vigore nel 2019, dovrebbe portare ad una adeguata valorizzazione della CO2 e a restituire segnali di prezzo utili per gli investimenti low-carbon”. 

Secondo quanto emerso dall’incontro servirebbe una CO2 tra i 20 e i 25 ‚¬/ton perchà© il meccanismo possa funzionare correttamente, anche per consentire un passaggio dal carbone al gas e per centrare gli obiettivi Ue al 2030. Non si è riusciti tuttavia ad individuare gli strumenti più idonei per raggiungere lo scopo, vedi la gestione delle quote o l’introduzione di una carbon tax.

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