Capacity market, l’Italia prende tempo e valuta la convenienza del modello tedesco

Capacity market, l’Italia prende tempo e valuta la convenienza del modello tedesco

Nell’ambito delle negoziazioni tra il Consiglio dell’Unione Europea ed il Parlamento Europeo relative al “Regolamento sul mercato interno dell’energia elettrica”, l’Italia ha infatti deciso di ritirare la propria firma dal Working Paper 10008/2018 concedendosi più tempo per approfondire e, ove necessario, rimodulare le proprie posizioni, secondo gli indirizzi dell’attuale governo.

Ricordiamo che questo meccanismo è stato pensato per remunerare le centrali elettriche (altrimenti diseconomiche) disponibili a restare in stand by e ad intervenire con la loro produzione in caso di richiesta da parte del sistema elettrico.

Per il sottosegretario al MiSE si tratta di una decisione adottata perchà© si intende valutare “in termini di impatto, se siano più convenienti meccanismi flessibili di capacity o una riserva strategica sul modello tedesco che, anche se attiva solo nei picchi di domanda, possa comunque causare danni alla salute dei cittadini.

Tutto ciò per limitare le distorsioni e creare una vera Unione dell’Energia, allocare efficientemente le risorse pubbliche su scala europea e favorire una transizione energetica rapida, coordinata e coesa in tutta la Ue, evitando che tali meccanismi favoriscano centrali poco sostenibili da un punto di vista ambientale.

Qualora, in ultima istanza si reputasse necessaria l’introduzione di meccanismi di regolazione delle capacità  a livello di Stati Membri, per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Unione, riteniamo che questi ultimi vadano indirizzati ad impianti che rispettino, quanto più possibile, standard emissivi tali da tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente. Qualora si pervenisse ad un accordo in tal senso tra Consiglio Ue e Parlamento europeo, esso dovrà  avviarsi in tempi rapidi garantendo la valutazione dell’appropriatezza dei meccanismi esistenti che non dovessero essere necessari e/o non dovessero rispettare i limiti emissivi di cui sopra, contravvenendo cosଠagli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione europea”.