Assoelettrica ha pubblicato l’intervista concessa dal suo presidente, ecco i passaggi più interessanti.

Assoelettrica ha pubblicato l’intervista concessa dal suo presidente, ecco i passaggi più interessanti.

Assoelettrica ha pubblicato l’intervista concessa dal suo presidente a Staffetta Quotidiana; ne riportiamo i passaggi più interessanti.

La transizione energetica ha modificato il concetto stesso di overcapacity. Quando Terna dice che l’overcapacity non c’è più mette in evidenza un fenomeno complesso: la penetrazione delle rinnovabili, la cui capacità  non è necessariamente disponibile in presenza di crisi di sistema, la dismissione di alcune centrali obsolete e l’interdipendenza fra i diversi paesi europei in un contesto di maggiore integrazione, producono effetti molto diversi da quelli cui eravamo abituati. Pensiamo a cosa è successo nei giorni scorsi quando è bastato che alcuni reattori nucleari francesi andassero in arresto per offrire al sistema di generazione italiano l’opportunità  di esportare energia. Oltre a questo va considerato l’effetto di fenomeni metereologici estremamente irregolari: mi riferisco non solo al freddo intenso ed alle precipitazioni straordinarie degli ultimi giorni, ma alle grandi variazioni di idraulicità  nei nostri bacini e in quelli francesi che, negli ultimi mesi, hanno drasticamente ridotto la disponibilità  di fonte idroelettrica. Al momento della liberalizzazione si diceva che per gestire un sistema in sicurezza fosse necessaria una riserva di capacità  misurabile in circa il 15-20 per cento della domanda di picco. Oggi evidentemente non è più cosà¬: una riserva media consistente, ampiamente superiore al fabbisogno di domanda in larga parte dell’anno, può rivelarsi insufficiente quando c’è tensione. 

Le centrali termoelettriche continuano a funzionare un numero relativamente ridotto di ore a prezzi che a malapena coprono i costi variabili di produzione. Il problema è che le centrali termiche, nel nuovo modello energetico europeo, hanno un diverso ruolo e sono destinate a fornire al sistema un contributo complementare e di back-up che richiede un ripensamento dei meccanismi di funzionamento del mercato, che erano pensati per centrali che fornivano l’energia di base e funzionavano fra le 5.000 e le 7.000 ore all’anno. 

Il capacity market serve sempre di più. Serve a mantenere un mercato equilibrato. Serve a dare stabilità  e segnali di lungo termine per investimenti e disinvestimenti. Se il capacity market fosse già  operativo avremmo avuto meno volatilità  e maggiori certezze, sia per chi produce energia elettrica, sia per chi la utilizza. 

L’elettrificazione dei consumi è un processo già  in corso che ritengo irreversibile. Le nostre economie consumano sempre meno energia per unità  di PIL ma, nello stesso tempo, usano sempre più elettricità  nel basket complessivo di consumi energetici. In sostanza si può dire che si usa più elettricità  per consumare meno energia. E’ un fenomeno di lungo termine destinato a produrre fenomeni benefici per l’ambiente, con meno inquinamento e meno emissioni di CO2. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, si potrà  contenere il riscaldamento globale entro i 2° aumentando i consumi mondiali di elettricità  di quasi il 30 per cento al 2030 e del 50 per cento al 2040. Ciò comporterà  una rivoluzione nel trasporto, soprattutto privato, e nel riscaldamento. Nello stesso tempo aumenteranno anche i consumi di gas, a scapito dei combustibili con un più alto livello di emissioni, sia nella produzione di energia che nei trasporti. Si tratta di fenomeni di dimensione epocale che, chiaramente, richiederanno un rafforzamento delle infrastrutture in termini di digitalizzazione e di capacità  di gestione del carico. Ma siamo già  sulla buona strada: non dobbiamo infatti dimenticare che le reti del nostro Paese sono all’avanguardia a livello internazionale per prestazioni e livello di digitalizzazione. 

Le pompe di calore possono ad oggi funzionare fino a -20°C. àˆ vero che con il ridursi della temperatura si ha una relativa riduzione delle prestazioni, ma la tecnologia sta progredendo velocemente e già  oggi, a -10°C una pompa di calore offre energia termica pari al doppio di quella consumata. In sintesi, minor resa delle pompe di calore in condizioni di clima estremamente freddo mi sembra un ostacolo più che superabile; sono altri gli ostacoli da superare, a partire da quelli amministrativi, per evitare che il potenziale di efficienza energetica del settore del riscaldamento rimanga ancora poco sfruttato.